Carattere basilare della res publica è denotare la qualità specifica della specie umana, ossia il suo “essere sociale”, quale forza motrice del suo sviluppo storico e presupposto essenziale di una coscienza civile capace di favorire il pieno dispiegamento della qualità suddetta. In questo quadro, il fine ultimo delle azioni di chi attende alla città, siano esse finalizzate alla sua fruizione, al suo governo oppure alla sua progettazione, è la bellezza dei suoi spazi vitali. Infatti, fin dai primordi della civiltà, l’uomo nelle sue creazioni ha unito alla funzionalità delle cose la ricerca della bellezza e della gradevolezza dei luoghi in cui trascorreva la propria esistenza, non disdegnando di essere in questo ispirato, guidato e supportato emotivamente dal Divino (si pensi ai meravigliosi paesaggi in cui troneggiano tuttora i colossali templi greci). Quindi la bellezza è un concetto che deve essere assunto come principio universale. Ed è proprio questa bellezza che deve essere sentita dal progettista contemporaneo come una forte esigenza interiore da infondere nel proprio lavoro, un principio guida da ricercare attraverso un cosciente percorso filosofico-scientifico che porta all’esternazione non solo delle necessità fisiche, bensì anche delle esigenze della mente e dell’intelletto. Egli, prima di mettere in moto la creatività per far nascere la sua opera, ha bisogno di meditare, di passeggiare tra le immagini, le strutture, le configurazioni del paesaggio in cui è immerso e su cui dovrà agire. Si sforzerà pertanto di riconoscere i segni presenti nel suo campo visivo, elaborerà rappresentazioni mentali, interpreterà la forma delle cose osservate. Ma è la città stessa che viene in aiuto di chi si è assunto il compito di operare in essa, di progettarla o ri-progettarla. Ogni paesaggio offre infatti una combinazione unica di elementi che sono propri di un dramma da portare sulle scene urbane. Essi costituiscono di fatto gli strumenti essenziali per creare quel film urbano che potrà restituire al cittadino una piena coscienza dei propri luoghi, per rinnovare la sua memoria obliata dalla spietata violenza dell’informe che, “entrando” nei ritmi dell’unità, aggredisce l’essenza delle cose alterandone anche le condizioni elementari della visibilità: colori, linee, superfici, volumi, articolazioni spaziali e visive, prospettive, ritmi di pieno e vuoto. Il progettista è dunque lo “scenografo” e lo “sceneggiatore” di questa drammaturgia urbana attraverso la definizione di segni (architettonici) e la loro combinazione in configurazioni “significative” (scenografia), nonché attraverso la definizione di possibili percorsi coerenti (sequenze) che orientano ed indirizzano il cammino dell’homo viator (sceneggiatura) in tale contesto. (Carla Ferrara)


Itinerari per la conoscenza del paesaggio urbano
Percezione e narrazione degli spazi
isbn 9788862420884
edizione corrente 6 / 2013
prima edizione 6 / 2013
lingua Italiano
formato 17x22cm
pagine 128
stampa monocromia
rilegatura brossura
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