A partire dagli anni settanta negli Stati Uniti si diffonde in modo crescente l’uso del termine hospitality industry, per riferirsi a tutte quelle attività economiche e commerciali condotte dalle grandi catene del settore alberghiero, con la finalità principale di confezionare “offerte viaggio” mirate.
Rapidamente esportato in Europa e nel mondo intero, questo approccio al viaggio rappresenta la fotografia attuale di un modello di turismo che ha alla base un grande paradosso: la scelta della destinazione viene subordinata alle condizioni del viaggio; oltre l’aspetto economico, sono infatti la facilità nel raggiungere la meta, le immagini della struttura alberghiera e gli eventuali extra che include, la ristorazione stellata, le recensioni sul web … a costituire i parametri trascinanti nella scelta della meta; che sia mare, montagna, città d’arte o grandi capitali, poco importa. Tale condizione è ormai diventata paradigmatica di un fenomeno nazionale, in un momento in cui, in Italia, è sempre più evidente lo squilibrio tra la crisi delle aree interne e gli spostamenti dei “grandi numeri” del turismo.
Su questo sfondo, il libro indirizza verso delle possibili alternative dello sviluppo turistico che integrino le esigenze degli ospiti con la qualità di vita dei residenti e istituiscano una relazione effettiva e virtuosa con il patrimonio, con la promozione di attività compatibili, sperimentando soluzioni che valorizzino le risorse locali.
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