Ferdinando Sanfelice (1675-1748) è una figura nodale nell’architettura del Settecento europeo. Nato a Napoli da una nobile famiglia, vi ha fondato uno straordinario atelier di architettura quasi in clandestinità, giacché lo svolgimento di una pratica artistica poco si addiceva ad un rampollo della aristocrazia. Nonostante questa congiuntura apparentemente sfavorevole, Sanfelice ha intessuto una rutilante serie di rapporti con artisti, intellettuali, uomini di potere e monarchi, arricchendo la sua capacità di confezionare un inconscio architettonico capace di sorprendenti invenzioni, tanto da conferire un nuovo volto a brani esistenti delle città e del paesaggio del sud Italia. I molti storici che ne hanno ad oggi incrociato il percorso si sono lasciati condizionare dagli aspetti più evidenti del progetto d’architettura, concentrandosi innanzitutto sulla dimensione espressiva del suo lavoro quasi fosse, più che un architetto, un funambolo della forma. Con una rilettura della figura di Sanfelice, questo libro prova a tracciare una nuova rotta interpretativa per l’architettura del Settecento europeo, troppo spesso compressa solo tra le polarità del barocco e del classicismo. Si è voluto mettere insieme tante storie: quella di un uomo, quella di una città, quella di un ambito geografico, per raccontare come le arti e l’architettura, attraverso l’opera e le intuizioni di Ferdinando Sanfelice, ci suggeriscano di portare fuori dai consueti campi focali la storia dell’architettura e sentire un’insospettata energia emergere dai sentieri dell’immaginario.