Se è impossibile ricomporre l’organicità del mondo costruito, sono però profondamente umani la necessità e il desiderio di quell’organicità. La quale, peraltro, forse non è mai esistita. L’armonia della città rinascimentale era una rappresentazione, esprimeva un bisogno e un desiderio, non la città reale, che era un luogo di conflitto.
L’ordine dello spazio che abitiamo non può, dunque, che essere un’aspirazione: la vita non si lascia ingabbiare dalle regole, per quanti sforzi noi possiamo fare. Ma quegli sforzi sono necessari per stare al mondo insieme, essere parte di un universo in formazione da abitare secondo principi comuni, per partecipare alla bellezza di forme nelle quali si riconoscono significati condivisi.