L’esistente è una tabula plena. I paesaggi storici sono accumuli stratificati di oggetti architettonici e vuoti; forme, segni e tessiture; memorie, tracce, e assenze che richiedono lettura e interpretazione. Continuare a scrivere sul testo esistente implica un dialogo serrato e complesso che riapre il ciclo delle trasformazioni con cui edifici, Patrimonio e insediamenti
co-evolvono e si modificano insieme alle società. Coniugando l’ampiezza dello sfondo teoretico, l’indagine sul contesto e l’impegno progettuale, il libro si struttura su un doppio registro. Quello speculativo, in cui avanza proposizioni critico-teoriche sul rapporto tra l’esistente, la città e il progetto, e quello della verifica nel concreto del caso studio, che si misura con le istanze specifiche avanzate dalla committenza pubblica e l’unicità del locus solus di Cesano Maderno. Definendo l’ontologia della riscrittura, quale nuova inscrizione e stratificazione di segni connessi da relazioni di senso, il libro esplora precise procedure di lettura, interpretazione e ri-figurazione del testo esistente nel rapporto tra decodifica delle strutture sintattiche e lavoro ermeneutico sulle proprietà semantiche e sulla risignificazione narrativa. Entrambi i livelli non presuppongono eredità genetiche ma una intelligenza dei fatti urbani che dipanano nel tempo un rapporto complesso e polisemico attraverso la mise en forme o la scrittura del suolo. Comprendere e formalizzare le relazioni tra ciò che esiste e le modificazioni che il progetto induce come atto critico è il tema su cui si interrogano gli scritti e i progetti qui presentati per superare il mero ‘riuso’ e la pura ‘presentazione’ dei siti.